Non ho perso la mia cultura né le mie radici, al contrario, mi sono arricchita di un’altra cultura e altre usanze. Mi piace preparare un buon cous cous per pranzo e una tortilla per cena. Perché no?
«Era il mese di agosto del 1985. Avevo desiderato così tanto che arrivasse quel giorno che, quando arrivò, mi ritrovai con i sentimenti in subbuglio e provai emozioni che non avevo mai sentito prima».
Laila è in partenza per la Spagna, saluta tutti, uno per uno, gli abitanti del villaggio dei Karrouch. Ha le lacrime agli occhi, perché è sicura che i paesaggi aridi del Marocco e le persone che tanto hanno segnato la sua infanzia le mancheranno. In particolare, pensa ai nonni, che sta lasciando nella casa grande, quella in cui vivevano tutti insieme. Laila ha solo otto anni ed è in partenza per una nuova vita.
La tristezza e la malinconia, che a volte proverà ricordando il suo luogo di origine, i problemi e le difficoltà che incontrerà nell’integrarsi presto si dilegueranno per lasciare spazio all’entusiasmo di scoprire un’altra affascinante cultura, anche se così diversa, o forse proprio per questo; alla curiosità di imparare una nuova lingua, pure se all’inizio è difficile e quello che ne viene fuori è solo un ‘miscuglio di lingue’; alla voglia di conoscere e confrontarsi con il diverso da sé.
Per Laila l’esperienza della migrazione coincide con un percorso di costruzione di un’identità ‘arricchita’, in cui il fatto di essere marocchina e musulmana e il parlare berbero non precludono il sentirsi anche un po’ spagnola e l’abbracciare, accanto ai propri, i costumi e la lingua del paese che l’ha accolta.