Il nazismo di Heidegger non è stato momentaneo, occasionale o accessorio, ma fondamentale per la sua impresa filosofica. Il libro di Faye ci sfida a trarre le conseguenze etiche di questo fatto.(Robert E. Norton, University of Notre Dame)
Studiato questo volume […] non sarà più possibile negare l’imbarazzante profondità e persistenza del coinvolgimento filosofico di Heidegger con il nazionalsocialismo di Hitler.
(Herman Philipse, Utrecht University)
I rapporti di Heidegger con il nazionalsocialismo non sono riconducibili al temporaneo disorientamento di un uomo la cui opera filosofica continuerebbe a meritare ammirazione e rispetto – come molti ancora sostengono.
Emmanuel Faye, senza mai separare riflessione filosofica e indagine storica, propone una lettura degli scritti di Heidegger che rivela quanto egli si sia impegnato per introdurre i fondamenti del nazismo nella filosofia e nell’insegnamento.
Nel suo seminario hitleriano dell’inverno 1933-34, Heidegger identifica il popolo con la comunità di razza e sostiene che sia necessaria per il III Reich una nuova nobiltà, esaltando l’«eros» del popolo per il Führer. Successivamente, dopo il 1935, il suo nazismo invece di affievolirsi si radicalizza: nel giugno 1940 presenta la motorizzazione della Wehrmacht come «atto metafisico»; nel 1941 definisce la selezione razziale come «metafisicamente necessaria »; infine, dopo la disfatta del nazismo, le sue prese di posizione sul nazionalsocialismo e i campi di sterminio andranno a nutrire i discorsi dei movimenti revisionisti e negazionisti. Con questa opera, già pubblicata in molti paesi e finalmente anche in Italia, Faye rende evidente il fatto che Heidegger, partecipando all’elaborazione della dottrina hitleriana e ponendosi egli stesso come «guida spirituale» del nazismo, invece che arricchire la filosofia ha distrutto, attraverso essa, ogni forma di pensiero e di umanità.