«Esso ci parla di qualcosa connesso e intrinseco alla stessa vita umana, qualcosa che l’essere umano non può perdere, che hanno voluto dichiarare inconoscibile, e non si sa il perché».
Dall’importanza che il sogno aveva per i primitivi, quasi da diventarne ‘padrone assoluto’ della vita, alla trance dello sciamano, fino alla psicoanalisi freudiana e ai più attuali sviluppi teorici della psichiatria, questo testo di Francesca Fagioli si apre con una folgorante carrellata sulla concezione del sogno, attraverso la storia dell’uomo, per giungere a un approfondito studio critico su cos’è l’attività onirica.
Nelle pagine scritte in dialogo creativo con Massimo Fagioli, il rifiuto di Freud, che definiva allucinazioni le immagini dei sogni e non pensava fossero una forma di pensiero, diventa possibilità di un rapporto con l’irrazionale umano diverso da quello costituitosi nei millenni, a partire dall’idea della trasformazione, intesa come «qualcosa di precedente che nella realtà attuale non è evidente e riconoscibile». Assolutamente nuovo rispetto alle teorie comuni e prevalenti, emerge così il concetto di memoria non cosciente, come processo per il quale la percezione e il pensiero cosciente, nel passaggio dalla veglia al sonno, si trasformano in fantasia e immagini oniriche.