Secondo dei quattro volumi fondanti la teoria della nascita di Massimo Fagioli, La marionetta e il burattino è il libro dai molti significati. Significato di sviluppo delle scoperte di Istinto di morte e conoscenza; significato di coerenza nella ricerca sulla realtà del pensiero senza coscienza, significato di coraggio, costanza e lavoro per il processo di conoscenza. Lo sviluppo delle scoperte sta nell’ampiezza della visione dei problemi che, oltre a centrarsi su dinamiche specifiche di rapporto interumano, si svolge rifiutando tutta la “metodologia” freudiana che oppone al disumano del malato psichico un disumano più regressivo fino all’annullamento più totale.
La coerenza del discorso sta nello svolgimento degli accenni che, contenuti nell’ambito dei due pilastri del primo volume (la dinamica fondante la pazzia umana e la nascita dell’Io dell’uomo), trovano la loro concretezza teorica soprattutto nel capitolo che demolisce il concetto e la dinamica dell’identificazione e nel capitolo che chiarisce la reale dimensione del desiderio nel rapporto interumano. Il significato di coraggio, costanza, lavoro per il processo di conoscenza, si vede nel momento in cui si consideri il contesto storico nel quale il libro è stato scritto, ovvero nel contesto dell’operazione culturale di isolamento ed eliminazione cui il primo volume era stato sottoposto. La marionetta e il burattino è anche il libro delle molte scoperte. Scoperta della resistenza; scoperta dell’inevitabile controtransfert psicotico del “metodo” freudiano; scoperta dell’identificazione come prassi e teorizzazione del dominio nella società borghese; scoperta del desiderio come reale rapporto interumano; scoperta del metodo rivoluzionario (la maschera) e, infine, la fondamentale, scoperta della donna. Alla donna questo libro propone un come dovrebbe essere e come dovrebbe fare, resistendo alle tre streghe dell’annullamento, negazione e sadismo, resistendo alla tragedia della castrazione cui la violenza della società (non dell’uomo) la obbliga, resistendo al tentativo continuo di confonderla sulla propria realtà umana che non è mancanza di pene ma, come per l’uomo, capacità di immaginare e desiderio.