«Giordano Bruno fece della fantasia una struttura della conoscenza per Michelangelo Merisi essa fu la struttura stessa del l’esistenza. Furono un’onda di piena. Il mondo, per un po’ di tempo, dovette dimenticarsi di loro».
Questo volume rivendica e amplia l’ipotesi interpretativa che l’autrice aveva proposto già nel 1994, accostando per la prima volta i nomi dei due personaggi e mostrandone differenze e affinità. Non è difficile incontrare negli studi di Storia dell’Arte Caravaggio e Giordano Bruno (e persino in qualche scritto filosofico), ma nessun lavoro si è concentrato esclusivamente sulle ragioni peculiari di questo confronto, anche per la mancanza di sicure prove documentarie. Anche se le prove mancano a tutt’oggi, sempre più facilmente si possono individuare i fili di collegamento intercorsi fra i due: soprattutto se si cerca fra i committenti del pittore, cardinali e uomini di commercio la cui spregiudicatezza ed un’agilità mentale piena di riservatezza poneva nelle condizioni di nutrirsi delle posizioni più avanzate della cultura del tempo. In questo anno di celebrazioni caravaggesche, già alcuni autori hanno affrontato questo filo: in questo volume con un linguaggio e una ricostruzione chiara e semplice, quasi didattica, si tenta di riassumerne i punti fondamentali e svolgere tutto il gomitolo. L’autrice propone in modo appassionato la vicenda di due personalità cardini nella storia del pensiero: entrambi hanno sciolto i vincoli con cui il potere ecclesiastico ha tentato di opprimerli; entrambi, finché hanno potuto, hanno custodito una genialità consapevole e spesso irriverente; entrambi, nel tempo loro, hanno fatto delle immagini il veicolo del più sincero racconto sugli esseri umani.